Fmi, forse la Cina gonfia i dati sulla crescita

download (1)Il Fondo monetario internazionale sembra dar ragione a chi sospetta che la Cina gonfi i dati sul pil. Nel rapporto Articolo IV, redatto a conclusione della missione annuale di monitoraggio nella nazione, si legge che “c’è qualche segnale che indica una possibile esagerazione della crescita recentemente ma quell’esagerazione è probabilmente moderata. I dati nazionali ufficiali, per quanto ci sia spazio di miglioramento, forniscono un quadro generalmente affidabile”.

L’istituto di Washington incoraggia le autorità cinesi a “continuare a migliorare la qualità dei dati e la comunicazione delle sue politiche, cosa che aiuterà a ridurre l’incertezza, ad allineare le aspettative e a proteggere contro la turbolenza dei mercati”. Il Fmi considera la Cina un “pilastro dell’economica globale”, come ha detto James Daniel, a capo della missione in Cina per conto del Fondo.

Nel rapporto Articolo IV redatto a conclusione della missione annuale di monitoraggio nella nazione, la stima di crescita è stata confermata per quest’anno a +6,6%, dopo il +6,9% del 2015. Secondo l’istituto di Washington, “la Cina continua la sua transizione verso una crescita sostenibile, con progressi su molti fronti, ma ancora molte sfide”.

La crescita di Pechino potrebbe, infatti, dimezzarsi nei prossimi anni e l’espansione del credito, senza una correzione del sistema, potrebbe raggiungere, ha avvertito il Fmi, circa il 215% del prodotto interno lordo. Il board esecutivo del Fondo ha accolto favorevolmente sia “progressi impressionanti” fatti su più fronti, inclusi quelli dell'”internazionalizzazione del renminbi e della liberalizzazione dei tassi di interesse”, sia il tredicesimo piano quinquennale di Pechino, “con i suoi obiettivi ambiziosi centrati su un riequilibrio dell’economia”.

I vertici del Fmi hanno però fatto notare che “la transizione economica continuerà a essere complessa e potenzialmente irregolare” e per questo sono necessarie “azioni decisive per affrontare le crescenti vulnerabilità, per ridurre la dipendenza da investimenti, per migliorare la governance e l’allocazione delle risorse nelle aziende controllate dallo Stato”. Il Fmi ha, infine, fatto presente che un rallentamento della crescita cinese del 3% potrebbe provocare quello dello 0,75% dell’area dei Paesi del G-20.

Fonte : Milano Finanza