Bce, liquidità in eccesso sopra 1.000 mld

downloadLa liquidità in eccesso all’interno del sistema monetario dell’area dell’euro ha superato ieri per la prima volta la soglia di 1.000 miliardi di euro per toccare quota 1.023 miliardi, come risulta dai dati aggiornati pubblicati dalla Bce. Si tratta della liquidità che le banche intrattengono al di là delle riserve minime obbligatorie ed è esplosa, con un balzo di oltre il 600%, da quando il 22 gennaio dell’anno scorso la Bce ha annunciato il piano di acquisto di titoli pubblici che è poi partito concretamente nel marzo dello stesso anno e che vede le banche in prima fila come venditrici.

Gli acquisti effettuati dalla Bce nel settore pubblico hanno, nel frattempo, raggiunto un valore complessivo di 990,8 miliardi. E’ in aumento anche la liquidità che le banche consegnano direttamente alla Bce, e precisamente allo sportello di deposito overnight, malgrado questo preveda un tasso punitivo pari a -0,40%: ieri i depositi overnight sono saliti a 370,6 miliardi (da 356 miliardi a fine agosto, 325 miliardi a fine giugno e contro un minimo di 176 miliardi toccato il 27 gennaio di quest’anno).

Uno degli obiettivi perseguiti dalla Bce con il Qe, nel frattempo, è stato raggiunto visto che i tassi di interesse medi praticati dalle banche alle imprese sono scesi dal gennaio 2015 del 15% per i finanziamenti con durata superiore a cinque anni e del 21% per i prestiti per massimo un anno. Resta, invece, muta, per diversi motivi, la risposta dall’effettiva attività di prestito da parte delle banche con un portafoglio crediti a favore delle imprese non finanziarie che, sempre dal gennaio 2015, è aumentato soltanto dello 0,5%. L’inflazione registra ad agosto un incremento limitato all’1% rispetto ai livelli del gennaio 2015, questa volta però a causa di fattori esogeni come il prezzo del petrolio che da allora è sceso del 25%.

Iran non ha ancora deciso se unirsi a dialoghi Opec

downloadL’Iran non ha ancora deciso se unirsi ai dialoghi Opec a settembre. Lo ha reso noto una portavoce del Ministero iraniano del Petrolio, aggiungendo che le autorità di Tehran dubitano che il Paese riesca a raggiungere i livelli di produzione pre-sanzioni entro la fine di settembre. Queste dichiarazioni alimentano le perplessità sul successo dei dialoghi che si terranno il mese prossimo ad Algeri nel tentativo di rinnovare gli sforzi per contenere l’output di oro nero.

Questo tentativo era già fallito ad aprile in occasione del meeting tenutosi in Qatar, quando le autorità iraniane avevano messo nero su bianco che non avrebbero limitato la produzione di greggio finché questa non fosse stata compresa tra 4 e 4,2 milioni di barili al giorno. Questo livello rappresenta infatti la capacitá produttiva di greggio dell’Iran prima che i Paesi occidentali imponessero le sanzioni per contrastare il programma nucleare iraniano. Gli altri Paesi produttori dell’Opec speravano che Tehran potesse raggiungere il livello di produzione pre-sanzioni entro fine settembre. Invece, secondo quanto riferito dal Cartello, a luglio l’Iran ha prodotto 3,6 milioni di barili al giorno di greggio.

Fonte : Milano Finanza

Effetto grandi opere in borsa

downloadGli investimenti pubblici piacciono al mercato. I titoli del settore delle costruzioni e del cemento sono balzati a Piazza Affari dopo la delibera del Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) che mercoledì sera ha sbloccato 40 miliardi euro di investimenti, 21,7 miliardi dei quali destinati alle infrastrutture. Salini Impregilo ha chiuso in rialzo del 5,49%. Secondo gli operatori il gruppo è favorito dalle decisioni prese dal governo sull’utilizzo dei fondi Coesione 2014-2020 destinati in buona parte a progetti di metropolitane, ferrovie e strade. In progresso anche Astaldi (+0,40%), Cementir (+2,63%), Italcementi (+0,19%) e Buzzi Unicem (+1,97%) e soprattutto Sias (+5,65%). Per il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio, si tratta di «una svolta molto importante.

Abbiamo finalmente attribuito i fondi sulla base di programmi selezionati e concordati con le Regioni», una decisione che «rappresenta il chiaro impegno del governo nell’ottenere più flessibilità e nello spingere sugli investimenti pubblici, che ora non sono più a macchia di leopardo come in passato, ma decisi assieme alle Regioni in base alle priorità». Un’opinione condivisa dai principali analisti. Secondo Banca Imi, che conferma su Salini Impregilo la raccomandazione buy e il prezzo obiettivo a 3,9 euro, si tratta di una notizia «positiva». Concorda Mediobanca Securities (outperform e Tp a 3,7 euro su Salini Impregilo, underperform e Tp a 3 euro su Astaldi).

A detta degli analisti di Piazzetta Cuccia «la decisione del Cipe affronta il problema reale delle opere pubbliche, la lenta esecuzione dei progetti» e mira a completare i progetti principali attualmente in corso. Le azioni del settore dei Capital Goods come Salini Impregilo e Astaldi «hanno sofferto molto la dipendenza dal mercato domestico» e quindi «la notizia è un passo positivo». In generale all’interno del settore dei Capital Goods la casa d’affari si mantiene «cauta» e ribadisce la propria preferenza per «Prysmian, Leonardo Spa e Maire T.», concludono gli esperti. Banca Akros (accumulate, Tp 3,6 euro su Salini Impregilo) specifica infine che 1,30 mld euro sono stati destinati alla linea AV/AC Milano-Genova-Terzo valico dei Giovi, quarto lotto costruttivo, autorizzandone l’avvio della realizzazione. Salini Impregilo è leader del consorzio a cui è stato assegnato il progetto. «Il contratto è grande e questa è chiaramente una notizia positiva», dichiarano gli analisti.

Intanto, sempre ieri, il ministro Delrio ha annunciato che al centro della prossima riunione del Cipe ci sarà il contratto di programma con l’Anas, mentre quello con Rfi è già stato approvato e «per il progetto di fusione aspettiamo le risultanze dalle due società».

Fonte : Milano Finanza

Le opportunità dagli high yield europei

downloadNel contesto attuale, caratterizzato da tassi di default bassi e una politica della Bce accomodante, secondo Bernard Hunter, fixed income investment specialist UBS, gli spread delle obbligazioni high yield europee continueranno a rimanere attraenti rispetto alle altre soluzioni obbligazionarie. L’impatto del programma Corporate Sector Purchase Programme, partito lo scorso 8 giugno, potrebbe vedere un potenziale restringimento degli spread, portando a un probabile ulteriore rialzo di questa asset class.

Il miglioramento, se pur graduale, dell’economia europea e il sollievo che verrà dato ai mercati dall’imminente rialzo dei tassi della Fed “ci fa ben sperare che la volatilità possa rimanere controllata nel breve termine” secondo Hunter. Inoltre, se i bilanci delle banche europee continueranno a migliorare, portando a una maggiore stabilità e crescita economica in Europa, potrebbe esserci un ulteriore potenziale di rialzo per le obbligazioni High Yield. I rischi al ribasso sono invece legati alla debolezza delle commodity (e al suo possibile impatto sui mercati globali) e alla volatilità trainata dalle decisioni delle banche centrali.

Ci sono diversi settori in cui le società emittenti mostrano valutazioni attraenti e fondamentali stabili e in miglioramento. Uno di questi è quello bancario, che, oltre ad avere prezzi interessanti, sta continuando il processo di deleveraging e miglioramento dei bilanci; lo stesso non si può dire, sulla base delle ultime pubblicazioni degli utili, per molti altri settori europei. “Ci piacciono inoltre i settori che traggono vantaggio dai prezzi bassi del petrolio, per esempio il settore chimico, che beneficia direttamente dei costi di produzione più bassi, e le società del settore beni di Consumo, che beneficiano invece dell’aumento del potere dei consumatori” secondo Hunter.  Un terzo settore a cui la banca guarda è quello dell’Healthcare, che trae giovamento dal miglioramento delle finanze dei governi nella fase post-austerity. Infine, una parte core del portafoglio è rappresentato dai settori Cable e Telecom, che hanno modelli di business più difensivi, con un solido payoff rischio/rendimento.

Brasile, l’inflazione continua a correre

imagesI cento economisti intervistati settimanalmente dalla Banca centrale del Brasile hanno aumentato ancora una volta le stime sull’inflazione per quest’anno. Nel dettaglio, gli economisti si aspettano che l’indice ufficiale brasiliano dei prezzi al consumo (Ipca) si attesti al 7,12% nel 2016, mentre la settimana scorsa la stima era del 7,06%. Si tratta della terza revisione al rialzo consecutiva. Per l’anno prossimo, invece, la previsione è rimasta invariata al 5,50%.

Per quanto riguarda il Selic rate, gli economisti hanno mantenuto le stime per quest’anno al 12,88% e per il 2017 all’11,25%. Sul pil, invece, gli economisti si aspettano una contrazione del 3,71% quest’anno, inferiore rispetto alla stima della scorsa settimana del 3,81%.

Lo scorso anno l’economia brasiliana si è contratta del 3,80%, secondo quanto riferito dall’Ufficio nazionale di Statistica (Ibge). Per il 2017, gli economisti hanno rivisto al rialzo la propria previsione di espansione dallo 0,55% allo 0,85%.

Fonte : Milano Finanza

Allarme di Goldman sul debito cinese: sottostimato per via del credito ombra

imagesL’economia cinese si fonda sui debiti più di quanto si pensasse. L’ultima statistica la cui attendibilità è messa in dubbio è quella sul cosiddetto «total social financing». Il parametro fu ideato da Pechino nel 2011 per calcolare il debito cumulato dalle entità non statali. Allo stesso tempo è considerato uno strumento per soppesare l’ammontare del cosiddetto credito ombra, che nel 2012 mise in crisi la città di Wenzhou, uno dei centri nevralgici dell’industria cinese.

Un’analisi di Goldman Sachs solleva però perplessità sulla capacità di misurare la creazione di credito. I dati ufficiali non corrispondono a quelli estrapolati dagli analisti della banca d’affari guidati da MK Tang. Le statistiche sul total social financing dovrebbe riportare «una misura esauriente», scrivono gli esperti di Goldman Sachs, «tuttavia la loro accuratezza è stata messa alla prova da recenti avvenimenti, in particolare dal programma di swap per le obbligazioni municipali e la crescita apparente di prestiti opachi e fuori bilancio da parte delle varie istituzioni finanziarie». Se la prima delle due cause può creare qualche incertezza per via degli aggiustamenti, è la seconda a rivelare tutti i problemi nel far combaciare le stime della banca d’affari con quelle fornite dal governo e dalle autorità di vigilanza.

Tang calcola che la discrepanza sia di almeno 6mila miliardi di yuan, pari a 900 miliardi di dollari, di credito non tracciato dalle statistiche ufficiali. Capita infatti che le banche contabilizzino i prestiti alle imprese come investimenti in asset. Crescono inoltre i prestiti degli istituti ad altre istituzioni finanziare non bancarie, come i fondi d’investimento. I finanziamenti a questo punto entrerebbero in circolo nel mercato finanziario e tornerebbero direttamente alle banche, senza mai fluire verso l’economia reale.

Gli analisti di Goldman Sachs si chiedono pertanto quanto e come questi soldi siano conteggiati nei dati sul total social financing.
«L’esperienza del 2015 indica che la dipendenza dal credito è aumentata significativamente», scrivono ancora gli analisti, «per mantenere un ritmo di crescita stabile occorre un considerevole flusso di credito su basi continue».

All’orizzonte potrebbero quindi presentarsi rischi per la sostenibilità, pur senza avventurarsi in previsioni su possibili catastrofi. La banca sottolinea però che la sola possibilità che un tale ammontare di credito passi inosservato alla statistiche ufficiali rappresenti un problema dal punto di vista regolamentare, in particolare per capire quanto il sistema possa reggere e come intervenire per evitare possibili contagi. Nodi di cui apparentemente la dirigenza è conscia. Misure per limitare i «prestiti ombra» sono state annunciate anche di recente. Occorre capire con quanto vigore le si vorrà applicare. (riproduzione riservata).

Fonte: Milano Finanza

Yellen (FED): rialzo tassi appropriato a breve

imagesLa Federal Reserve Bank è tornata prepotentemente al centro della scena dopo che il governatore Janet Yellen, in chiusura di settimana scorsa, ha dichiarato che “un rialzo dei tassi è appropriato nei prossimi mesi” riportando al centro della discussione degli operatori la politica monetaria della FED che sembrava destinata all’immobilismo solo fino alla settimana scorsa.
Il FOMC di Giugno torna quindi sotto i riflettori con una sensibile rimodulazione delle attese degli operatori: il rafforzamento del biglietto verde è stato evidente e progressivo oltre al rialzo dei tassi dei FED funds piuttosto inaspettato. Anche i listini americani hanno allungato il positivo trascinando al rialzo anche le borse asiatiche durante la sessione notturna.
Tokyo con l’indice Nikkei guadagna il 1.39%, seguito a distanza da Hong Kong ferma a 0.26% e Shanghai poco sopra la parità a 0.05%.
Le piazze europee questa mattina rimangono piuttosto tranquille, ma con una tendenza al consolidamento del trend positivo sfruttando anche l’assenza, nel pomeriggio, dell’elemento potenzialmente destabilizzante di Wall Strett chiusa per il Memorial Day insieme a Londra.
La settimana si prospetta densa di appuntamenti importanti tra cui i dati sul mercato del lavoro negli Stati Uniti, vero driver per le prossime decisioni della FED, oltre al consueto appuntamento dell’OPEC il prossimo 2 Giugno a Vienna dove il cartello sarà chiamato a tirare le somme della strategia a guida Saudita.

Giappone: Aso, non svalutazione per export

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ll Governo giapponese non ha intenzione di svalutare lo yen per sostenere l’export del Paese. Lo ha ribadito il ministro delle Finanze nipponico, Taro Aso, puntualizzando di aver detto “in maniera chiara al G7 che non stiamo spingendo il tasso di cambio al ribasso per rafforzare la nostra competitività”.

Nelle scorse settimane Aso ha espresso la sua volontá di agire in maniera diretta sul valutario se lo yen dovesse apprezzarsi in maniera eccessiva come accaduto ad aprile e maggio, ma sia il segretario al Tesoro Usa, Jacob Lew, che le autoritá europee hanno mostrato chiaramente la loro opposizione a un’azione sui cambi da parte del Governo nipponico.

Borse 2016: Brasile in testa e Piazza Affari in coda

imagesQuest’anno in Borsa si balla il samba e il tango. Nel corso del 2016 la Borsa brasiliana (Bovespa) e quella argentina (Merval) guidano nettamente le classifiche dei rendimenti con rialzi pari al 24,3% nel caso del Bovespa e del 17,4% nel caso del listino di Buenos Aires.

Di segno opposto le Borse asiatiche, che risultano finora le peggiori: l’indice Official B di Shangai perde dall’inizio dell’anno il 13,6% e il Topix di Tokyo è in discesa del 13,3%.

Tra le peggiori al mondo c’è quest’anno anche quella di Milano: il FtseMib, l’indice che raccoglie le blue chips della Borsa italiana, perde dall’inizio dell’anno il 13,1% ed è il peggiore d’Europa. Pur essendo ancora in rosso, molto meglio fanno le Borse di Francoforte (-6,5%), Parigi (-5,3%), Londra (-0,5%), Madrid (-8,3%) e Zurigo (-9,7%).

Le Borse europee si collocano nel 2016 a metà strada tra i peggiori listini (quelli asiatici) e i migliori (i sudamericani) e stanno performando peggio delle Borse americane, che sono in fase di recupero e si trovano dopo i primi quattro mesi dell’anno attorno alla parità (Dow Jones  +0,4% e S&P 500 – 0,3%) anche se il Nasdaq perde ancora il 6%.

G20: “ripresa modesta e incerta”. Guerre, terrorismo, migranti e Brexit possono portare al ribasso

downloadIl documento finale del G20, a Washington, sostiene che la ripresa economica resta ”modesta e incerta”, alle prese con molte incertezze e rischi al ribasso. Diversi i fattori che influenzeranno negativamente la ripresa economica, tra cui i ”conflitti geopolitici, il terrorismo, il flusso di rifugiati e lo shock di una potenziale Brexit”. Il G20, a fronte di questo quadro, si impegna a usare ”tutti gli strumenti disponibili per rafforzare la fiducia e la crescita”, agendo allo stesso tempo sul fronte fiscale. La ripresa procede a un tasso moderato – afferma Mario Draghi, presidente della Bce – anche nell’area euro, con un’inflazione che si attende scenda in territorio lievemente negativo prima di salire. Draghi mette in guardia dall’esistenza di rischi al ribasso sull’outlook e ribadisce: la Bce è pronta a fare tutto quello che è necessario per la stabilità dei prezzi. Il presidente della Banca centrale europea esorta ad agire sugli istituti di credito. La stabilità del sistema finanziario, mette in evidenza Draghi, ”è migliorata” ma la redditività ”resta bassa”. A pesare sono ”in alcune giurisdizioni” i non-performing loans, i crediti deteriorati: ”Un’azione determinata è necessaria. La collaborazione dei maggiori stakeholder, inclusi governi, banche, autorità e investitori, è necessaria per fare progressi”. All’interno dell’area euro resta da sciogliere il nodo Grecia. ”Ci auguriamo un accordo a breve” afferma Poul Thomsen, responsabile del Dipartimento Europeo del Fmi, prevedendo un ritorno della missione del Fondo ad Atene la prossima settimana. ”Servono scelte difficili” e ”parametri realistici” aggiunge Thomsen, secondo il quale una ristrutturazione del debito della Grecia è possibile anche senza un haircut. Per il G20 i rischi all’economia globale sono però altri. La Brexit è uno di questi: l’esito del referendum del 23 giugno preoccupa i grandi, così come il Fmi che, nel corso delle riunione di primavera, ha più volte ribadito i suoi timori. Lo ha ha fatto nel World Economic Outlook, poi nel Global Financial Stability Reform e lo ha fatto di nuovo con Christine Lagarde. A preoccupare è anche lo scandalo dei Panama Papers, ritenuto però da alcuni positivo per la spinta in grado di dare alle riforme e alla trasparenza. Il G20 nel comunicato finale non ne parla espressamente, ma si minacciano ”misure difensive”, ovvero sanzioni, nei confronti di chi non aderisce agli standard di trasparenza e condivisione di informazioni. La politica monetaria – aggiunge il G20 – non può portare da sola a una crescita bilanciata. ”Le nostre strategie puntano a sostenere la crescita e continueremo a usare la flessibilità di bilancio per rafforzare la crescita, l’occupazione e la fiducia”. Ribadendo il proprio no al protezionismo e alle svalutazioni competitive, il G20 si impegna, infine, a ridurre gli squilibri di globali e spingere l’agenda per gli investimenti.

Fonte : Rai News